Museo Tattile di Bologna



Qualche settimana fa a Bologna presso l'Istituto dei ciechi F. Cavazza, ho assistito ad una video intervista alla curatrice del Museo Tattile, Loretta Secchi. Il museo e i laboratori che vi si tengono nascono da una ricerca cominciata anni fa, anche in risposta ad una critica rivolta a Panowski e ai suoi studi di iconologia, definiti "una storia dell'arte per ciechi".



Un amico ipovedente si è prestato ad assistere a una lezione introduttiva su alcune delle opere esposte.



C'era un intreccio di mani, quelle di Loretta guidavano quelle di M. sul corpo della Primavera del Botticelli. M. si è divertito quando Loretta gli ha chiesto di provare a mettersi nella stessa posizione della Primavera. Anche nel caso del Cristo morto del Mantegna, M. ha provato la posizione contratta della mano del Cristo.



La vista e il tatto hanno un rapporto strettissimo. La vista però è simultanea e il tatto è sequenziale. Al museo si lavora sull'"otticità del tatto", per migliorare la percezione di se stessi nello spazio. Per i non vedenti questo serve anche a dare un senso al linguaggio, che spesso è legato all'esperienza fisica della percezione. Per i vedenti, serve anche a riflettere sulla percezione dell'opera d'arte e sulle potenzialità della mente in assenza di stimoli visivi.

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